location_onMilano 24 settembre 2024
“Ci sono argini che sono naturali e quindi nella fase di esondazione la dinamica trasversale delle acque determina dei piccoli argini naturali, ma in gran parte, e per quanto riguarda la Romagna direi tutti gli argini, sono stati costruiti dall’uomo.” A spiegarlo è Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni idrauliche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, intervistato a Milano a proposito della nuova alluvione che ha colpito una parte dell'Emilia Romagna, evento che ha visto ancora una volta i fiumi, e i loro alti argini, protagonisti in negativo. “Con le conoscenze che si aveva un tempo, era anche difficile prevedere la dimensione giusta - continua il docente -. Quindi, nel corso degli anni, in risposta alle piene, se ne è osservato il livello rispetto alle sommità arginali e magari, quando ce n’era bisogno, gli argini sono stati rialzati. Questo processo è ancora in corso. Così facendo, è chiaro che si determina lo scorrimento delle acque in un corso ben definito, che è soggetto a sedimentazione, quindi anche il corso d’acqua, se non vengono rimossi i sedimenti, tende ad alzarsi. Diventa un’azione che deve essere in qualche misura ripristinata. Questo se non si vuole prendere in considerazione la possibilità di modificare i corsi d’acqua in larghezza.” Riflettendo su come dovrebbero essere rivisti gli argini dei fiumi romagnoli in futuro, Orlandini ha commentato: “Credo che anche dal punto di vista idraulico sia necessario un cambio di paradigma. Il procedimento immediato, banale, di rialzare gli argini può essere visto come un provvedimento che può essere valutato, ma mi auguro che venga valutato insieme ad altri provvedimenti, forse un po’ più moderni”. Intervista: - Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni idrauliche dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia





























