location_onBronte, Catania 18 febbraio 2025
I ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sono al lavoro sull'Etna per compiere rilevazioni con il drone e prelevare campioni di roccia. Nelle immagini girate il 19 febbraio il lavoro si concentra in prossimità del fronte della colata, nei pressi del rifugio Galvarina. Il pilota di droni dell’INGV sorvola la zona per monitorare lo stato del campo lavico che scende sul fianco occidentale della montagna e che recentemente ha tagliato la pista escursionistica "Altomontana". Il fronte è in avanzamento attraverso la vallata e sta incendiando gli alberi di un piccolo bosco. "Abbiamo visto che c'è un braccio che si propaga in direzione nord rispetto al braccio attivo fino all'altro ieri - spiega la ricercatrice dell'INGV, Emanuela De Beni - sta avanzando in una vallata attigua a quella dove si era propagata la colata precedente. La colata precedente si è fermata - continua De Beni, che è responsabile della mappatura e degli aggiornamenti topografici dopo le eruzioni - e questo è dovuto al fatto che generalmente le colate etnee dopo quattro o cinque chilometri si raffreddano, ed è per questo che una nuova colata si è messa in posto accanto alla precedente". "Mentre venivamo qua abbiamo sentito numerosi boati - conclude la ricercatrice - questo fa parte della normale attività esplosiva stromboliana che c'è al cratere di sud est e infatti il tremore sta andando in maniera altalenante, a dimostrazione che abbiamo un'attività a volte più intensa e a volte meno". Intervista: Emanuela De Beni, ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, responsabile della mappatura dei prodotti dell'attività vulcanica e aggiornamenti topografici dopo le eruzioni.
Insight: Etna, le colate di lava




























